Archivio mensile: settembre 2017

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I GRASSI SONO VERAMENTE DANNOSI? SIAMO SICURI CHE IL PROBLEMA SIA LI?!

Da decenni i grassi vengono demonizzati, dichiarati responsabili dell’insorgenza di patologie cardiovascolari e per questo molti di noi cercano di ridurre al minimo il loro consumo, rivolgendosi anche all’acquisto di prodotti light (i famosi prodotti 0,1% di grassi di cui le donne parlano molto).

Ebbene, sull’autorevole rivista The Lancet è stato recentemente pubblicato un articolo che ci apre gli occhi e, finalmente, ci invita a riconsiderare le nostre opinioni sul tema grassi.

Lo studio, oggetto dell’articolo, riguarda l’osservazione, durata sette anni, delle abitudini alimentari di 135mila persone, in 18 differenti paesi di cinque continenti, a reddito alto, medio e basso.

I dati raccolti indicano che chi consuma una maggior quota di carboidrati ed una bassa percentuale di grassi ha un tasso di mortalità precoce più elevato ed un’ incidenza maggiore di malattie cardiovascolari.

Con questo non voglio lanciare il messaggio “via al consumo libero e smodato di grassi a tavola”, ma voglio invitare tutti a riflettere su quanto sia inutile eliminarli o ridurli all’osso e ancor peggio possa essere dannoso, come sempre la scelta migliore è seguire una dieta equilibrata e varia.

Ricapitolando, una giusta quota di carboidrati deve essere presente, senza eccedere e scegliendone accuratamente la provenienza, evitando quindi carboidrati derivati da fonti eccessivamente raffinate o ancor peggio da zuccheri semplici.

Non dobbiamo più demonizzare i grassi, quindi non scegliamo prodotti light, affidiamoci a fonti naturali (carni, formaggi, uova, frutta secca..) e non junk food; un’ adeguata quota di grassi è indispensabile, nel nostro organismo svolgono funzioni molto importanti (ad es. fanno parte della membrana cellulare, veicolano vitamine liposolubili etc.)

          uova                           avocado

In realtà per me non è cambiato molto da quello che ripeto sempre ai miei pazienti, nessun alimento o nutriente rappresenta il problema, e per questo nulla va eliminato, ma certamente va scelta la giusta dose!

Dehghan M et al. Associations of fats and carbohydrate intake with cardiovascular disease and mortality in 18 countries from five continents (PURE): a prospective cohort study. Lancet, 2017 August 28

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La Nutrizione nell’età adulta e invecchiamento

Il nostro patrimonio genetico è sicuramente molto importante ma un ruolo altrettanto fondamentale è svolto dal nostro stile di vita in particolar modo dalla nostra alimentazione. Molte volte sentiamo parlare di geni e patrimonio genetico ereditario, ma poche volte ci soffermiamo a pensare che stili di vita scorretti e alimentazione errata limitano l’espressione del nostro potenziale genetico e attivano invece geni coinvolti nel processo di invecchiamento cellulare.

Ai fini di prevenire e contrastare l’invecchiamento dobbiamo innanzitutto ridurre l’apporto calorico giornaliero, se presenti situazioni di sovrappeso o obesità, molto spesso consumiamo molto più cibo rispetto alle nostre reali necessità!

L’apporto dei carboidrati deve provenire preferibilmente da fonti ricche in fibra e a basso indice glicemico, questi aiutano a ridurre la glicemia (glucosio nel sangue) e di conseguenza i livelli di insulina si riducono (l’insulina è un pro-infiammatorio). E’ inoltre importante ridurre notevolmente l’utilizzo di cibi estremamente raffinati, troppo ricchi di zuccheri semplici e di sale.

Tra le diverse fonti proteiche preferire le carni bianche (possibimente allevate a terra e in libertà); il pesce, soprattutto il pesce azzurro di piccola taglia, le uova e i legumi. L’apporto proteico è fondamentale soprattutto durante le fasi avanzate della vita, sostenere la massa magra del nostro organismo (massa muscolare) è ciò che ci garantisce di sostenere la nostra salute.

dieta e invecchiamento

Aumentare l’apporto di frutta e verdura per la preziosa presenza di fibre, vitamine e sostanza antiossidanti, indispensabili per “combattere” la produzione di radicali liberi principali responsabili dell’invecchiamento cellulare.

Consumare un adeguato apporto di omega3, le fonti principali sono il pesce azzurro, l’olio extra vergine di oliva e le noci; sostengono la funzionalità cardiovascolare e riducono notevolmente i livelli di molecole infiammatorie.

E’ importante correggere, qualora presenti, delle micro carenze ad esempio di alcune vitamine, molto spesso non causano una sintomatologia acuta ma possono non garantire un invecchiamento sano.

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Esiste la dieta migliore, valida ed efficace per tutti?

La risposta che dò a questa domanda è sempre negativa…e di seguito motiverò il perché!

In primo luogo ognuno di noi ha i propri ritmi (lavorativi, familiari, sportivi, ecc.), gusti, cultura ed emozioni!!

Un percorso nutrizionale per poter “funzionare” deve essere sostenibile, non particolarmente stressante e di facile applicabilità, altrimenti il fallimento è quasi sicuramente dietro l’angolo anche per chi possiede la più spiccata forza di volontà.

In secondo luogo, ma non in ordine di importanza, da alcune ricerche scientifiche è emerso che in diverse persone con particolari assetti ormonali o con parametri ematici fuori range (glicemia o insulina o trigliceridi..) potrebbe essere più indicata una specifica distribuzione dei macronutrienti durante la giornata.

A cosa mi riferisco?

Sofer e colleghi hanno studiato gli effetti di due differenti diete ipocaloriche: per 6 mesi un gruppo di individui ha consumato una dieta ipocalorica in cui la quota di carboidrati veniva somministrata principalmente a cena (gruppo sperimentale), mentre il gruppo di controllo ha consumato una dieta ipocalorica con la stessa quota di carboidrati ma distribuita durante tutto l’arco della giornata.

Nel corso dello studio sono stati raccolti i dati antropometrici ed ematici e, al termine del progetto, dai dati emersi si è osservata una maggiore perdita di peso nel gruppo sperimentale (che consumava i carboidrati a cena) rispetto al gruppo di controllo. Allo stesso modo, gli individui del gruppo sperimentale, mostravano una maggiore riduzione della circonferenza addominale e della percentuale di massa grassa; si osservava inoltre un aumento del senso di sazietà ed una riduzione della necessità incombente di mangiare.

Dai dati ematici hanno individuato una maggiore riduzione del glucosio a digiuno nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo ed un maggior aumento del colesterolo HDL (colesterolo “buono”); si osserva inoltre una riduzione di alcune molecole marker dell’infiammazione (proteina C, interleuchina-6 e TNF-alfa).

Da questo pannello di risultati emerge quindi un notevole miglioramento del quadro metabolico negli individui del gruppo sperimentale rispetto a quelli del gruppo di controllo.

Quindi è meglio non mangiare pasta e pane la sera? Dipende!

Il nostro organismo è meravigliosamente complesso ed ognuno di noi è unico, come sempre la scelta migliore è un piano alimentare personalizzato, cucito su misura.

Bibliografia

Sofer et al. Greater weight loss and hormonal changes after 6 months diet with carbohydrates eaten mostly at dinner. Obesity, October 2011 Volume 19 Number 10